Lucidi quanto basta

Diceva Gianni Brera che per scrivere bisogna essere chiari di mente. Quindi bere con intelligenza, sapendo che dopo aver bevuto il giusto bisognava essere lucidi quanto basta.

Si sa che il vino è come un Giano bifronte, che è qualcosa che può allo stesso tempo alleviare e distruggere, intenerire e commuovere. 

Ci sono le più svariate teorie su quale sia il vino che ubriaca di più e venirne fuori non è facile… C’è chi sostiene sia il rosso il vino che porta alla sbronza peggiore, ma c’è anche chi condanna con decisione l’acidità del bianco perché fa danni lentamente, nell’ombra. 

L’australiano Steve Allsop (professore della Curtin University di Perth) non ha dubbi e sostiene di come alla base ci siano delle molecole chiamate congeneri, prodotti tossici del processo di fermentazione. Sono loro a causare gli effetti della sbronza. E sono contenute in particolare nelle bevande di colore scuro, come il vino rosso.

Tutto chiaro? Tutto giusto? 

Proviamo a rispondere come risponderebbe Gianni Brera… e cioè che “una bottiglia di vino non è aranciata né una birra; che non si versa facendola glugluare, ma lentamente, così che non abbiano a sollevarsi le feci posate sul fondo. Impedisci a chiunque di riempirti il bicchiere rimasto a mezzo dopo l’ultima mescita: non vale dire che, tanto, è lo stesso vino: ogni bottiglia infatti ha una sua anima. Da come tratta la bottiglia, prima e durante la mescita, induci la cultura enoica del tuo ospite. Molta gente crede che bastino i quattrini per bere bene: si può bere anche male con vino ottimo, benché sia assiomatico e inevitabile il bere male con vino cattivo.”

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