Un vino leggendario

Dietro un vino c’è sempre un grande territorio, soprattutto un grande paesaggio. Qualcosa che si vede poco, ma si sente molto perché costituito dell’ancestrale vincolo tra uomo e natura.
Un’esperienza di questo tipo la si può vivere, per esempio dove nasce e si rinnova un vino leggendario come l’Erbaluce di Caluso, tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie, tra la provincia di Torino e la Valle D’Aosta.
Erbaluce viene dall’espressione latina “alba lux”, che spiega con particolare fedeltà quel meraviglioso chiarore dei grappoli della sua uva che fanno annoverare questo splendido vino tra i grandi bianchi piemontesi.
Sì trovano tracce scritte sull’Erbaluce che rievocano gli inizi del 1600 in un testo del gioielliere Giovan Battista Croce che raffronta quei suoi meravigliosi acini con le pietre preziose: “Erbalus è uva bianca così detta, come Alba luce, perché biancheggiando risplende: fa li grani rotondi, folti e copiosi, ha il guscio o scorza dura: matura diviene rostita e colorita e si mantiene sulla pianta assai”.
E a proposito di Caluso che è il cuore della DOCG Erbaluce? Si sa quasi per certo che l’origine di Caluso risale al tempo dei Salassi di epoca pre-romana. Il nome deriva, però, dal latino “oppidum clausum”, che significa “città forte-chiusa”: i romani scelsero questo nome per riferirsi alle mura fortificate che circondavano l’area.

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